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Iran: giornalisti sotto assedio

Circa 70 giornalisti sono attualmente in prigione nella Repubblica islamica e molti altri, come me, sono liberi su cauzione, senza alcuna sicurezza. Temiamo che qualsiasi cosa scriviamo possa essere usata come prova di ‘propaganda contro il sistema’ o di ‘cospirazione contro la sicurezza nazionale. Cerchiamo di scrivere il meno possibile” (dalla lettera aperta del giornalista Zhila Bani Ya’qoub al capo dell’autorità giudiziaria).

Giornalisti iraniani e blogger sono sempre più sotto assedio nel più grande giro di vite sulle voci indipendenti e sul dissenso della storia dell’Iran contemporaneo.

Dalle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009, le autorità hanno intensificato la già esistente repressione sugli organi di stampa tradizionali e sui sempre più numerosi cittadini che ricorrono alle nuove tecnologie per denunciare le violazioni dei diritti umani.
Secondo le organizzazioni che si occupano di libertà di stampa, l’Iran è la più grande prigione di giornalisti al mondo.

Decine di giornali e siti web sono stati chiusi, numerosi giornalisti e blogger sono stati arrestati e mandati in carcere come prigionieri di coscienza o sono stati costretti a lasciare il paese per garantirsi la sicurezza.

I contatti con gli organi di stampa stranieri sono stati criminalizzati e una nuova legge sui “crimini su Internet” sta già avendo diverse conseguenze sulla libertà di espressione.

Molti detenuti e coloro che hanno lasciato il paese lavoravano per giornali o pubblicazioni online vicini, o che erano ritenuti esserlo, ai candidati presidenziali sconfitti; altri sono freelance, e alcuni di questi avevano già perso il lavoro a causa di un precedente divieto di pubblicazione, altri ancora fornivano una voce indipendente, spesso sulla situazione dei diritti umani nel paese.

Tra le vittime della repressione figurano anche giornalisti che si occupavano di violazioni dei diritti umani, come Emadeddin Baghi, fondatore dell’Associazione per la difesa dei diritti dei detenuti. Alcuni giornalisti sono stati condannati a lunghi periodi di detenzione nei cosiddetti “processi spettacolo” e in carcere hanno subito torture e maltrattamenti.

Molti di coloro che sono tornati in libertà sono ancora sotto pressione e hanno dovuto ripudiare le loro azioni per ottenere la cauzione. I familiari dei detenuti sono spesso minacciati o arrestati per brevi periodi. In alcuni casi sono stati ammoniti a non parlare con la stampa delle situazione dei loro cari, altrimenti questi non sarebbero stati liberati.

Source: AI

RISCHIO DI ESECUZIONE IMMINENTE IN IRAN

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Amnesty Internationale ha pubblicato un appello urgente sulla imminente esecuzione di Ja’far Kazemi:

Un iraniano, Ja’far Kazemi, è a rischio di esecuzione immediata per la sua presunta partecipazione in dimostrazioni anti-governative. E’ stato accusato anche di collaborare con l’MKO (Mujahedeen Khalgh Iran Organization).

Ja’far Kazemi è stato arrestato il 18 settembre 2009 durante una protesta ed è stato trasferito alla prigione di Evin (Tehran). E’ stato accusato di aver partecipato ad una dimostrazione dove erano presenti altre centomila persone ma non è stato incriminato di alcuna azione violenta.

Kazemi è stato condannato a morte per essere ‘un nemico di Dio’ e per propaganda contro il regime. E’ stato arrestato assieme ad almeno un’altra persona, Mohammad Ali Haj Aghaei, incriminato di accuse simili, ma Amnesty International non è al corrente se anch’egli sia stato condannato a morte.

Secondo alcune fonti, Ja’far Kazemi è stato interrogato per mesi ed è stato forzatamente indotto ad eseguire una falsa confessione davanti alle telecamere, ma si è rifiutato di fornirla.

Ad aprile 2010 Kazemi è stato informato che il suo mandato di esecuzione è stato riconfermato da una corte d’appello. Il suo avvocato, che ha accesso ristretto al suo cliente, ha chiesto all’Ufficio giudiziario di rivedere questo caso. A meno che questa richiesta sia accettata, l’esecuzione potrebbe dunque avvenire in qualsiasi momento.

Ja’far Kazemi era già stato arrestato durante gli anni ottanta e novanta per essere un membro dell’MKO ed aver trascorso del tempo a Camp Ashraf in Iraq, dove risiede uno dei suoi figli.

Altre persone in pericolo di morte in seguito alle proteste post-elettorali sono:

Amir Reza Arefi, Mohammad Amin Valian, Motahareh (Simin) Bahrami e suo marito Mohsen Daneshpour Moghadam, il loro figlio Ahmad Daneshpour, due loro amici, Hadi Ghaemi e Reyhaneh Ghanbari, una donna, e Abdolreza Ghanbari.

Amnesty International: Urgent Statement

translated into: FRENCH ITALIAN GERMAN

Amnesty International has issued an urgent statement about the imminent execution of Jafar Kazemi in the next few days:

“The danger of imminent execution in Iran… Mostra tutto
An Iranian, Jafar Kazemi, is in imminent danger of execution for participating in anti-government demonstrations. He has also been accused of collaborating with the MKO (Mujahedeen Khalgh Iran Organization).

Jafar Kazemi was arrested on September 18, 2009 during a demonstration and was transferred to Evin prison. He has been accused of participating in a demonstration where 100,000 others participated and he has not been accused of any violent actions.

He has been sentenced to death for being ‘an enemy of God’ and propaganda against the regime. He was arrested along with at least one other person, Mohammad Ali Aghaii who has been accused of similar charges but Amnesty International has no information whether he has been sentenced to death as well.

According to reports, Jafar Kazemi has been interrogated for months and has been under pressure appear in fake v. confessions but he has refused.

In April 2010 he was informed that his order of execution has been re-confirmed by a court of appeals. His lawyer who has had limited access to his client has asked the Judiciary office to review this case. Unless this request is accepted, then the execution could happen at any moment.

In 1980s and 1990s Jafar Kazemi was arrested for being a member of MKO and for spending time at Ashraf Camp in Iraq. One of his sons is in Iraq.

Others who are in danger of execution for protesting after the election:

Amir Reza Arefi, Mohammad Amin Valian, Motahareh (Simin) Bahrami and her husband Mohsen Daneshpour Moghadam and their son Ahmad Daneshpour, two friends: Hadi Ghaemi and Reyhaneh Ghanbari.

Source: parsdailnews